“A volte la vita diventa troppo pesante per alcuni. Nella vita di ognuno di noi viene un momento in cui bisogna superare le avversità. C’è qualcosa dentro di noi che è nostro e soltanto nostro. Qualcosa che non si può né insegnare né imparare.”
dal film “La leggenda di Bagger Vance” (2000 – regia di Robert Redford).
“E tu, hai trovato il tuo swing?”.
Questo il tema dell’incontro cui il Maestro Paolo De Ascentiis ha partecipato sabato 18 novembre presso l’Auditorium della Chiesa di San Giorgio Martire, a Rio Saliceto (RE), davanti ad una platea di studenti ed educatori giovanili.
I ragazzi, tutti allievi delle Scuole Superiori, da alcuni anni percorrono un cammino di fede, una specie di estensione del catechismo, che culmina in estate con un campo giochi per bimbi (presenze che oscillano tra 200 e 230 al giorno) dove a loro volta sono educatori.
Il tutto si conclude con una settimana comunitaria in montagna dove ritemprano corpo e spirito.
“E tu hai trovato il tuo swing?”.
Con questa domanda si conclude il video di presentazione della conferenza che pone il golf come paradigma della vita, realizzato da Michael Scarcia, uno degli educatori.
Durante la serata, il Maestro De Ascentiis ha condiviso esperienze e pensieri con i numerosi ragazzi presenti, un viaggio tra labirinti e percorsi possibili.
Lo Swing è un termine musicale che indica il “jazz che si balla”, derivato dall’elasticità e dall’andamento ritmico “dondolante” dell’esecuzione.
Nel Golf lo swing è il gesto atletico che porta al bersaglio: movimento determinante per focalizzare l’obiettivo, trovando il giusto controllo della respirazione, delle emozioni e della mente.
“Dentro ciascuno di noi c’è un solo vero autentico swing, una cosa con cui siamo nati, una cosa che è nostra e nostra soltanto, una cosa che non ti può essere insegnata e non si impara, una cosa che va ricordata sempre e col tempo il mondo può rubarci quel nostro swing che può finire sepolto dentro di noi sotto a tutti i nostri avrei voluto e potuto e dovuto… c’è perfino chi si dimentica com’era il suo swing. Sì, c’è perfino chi se lo dimentica com’era.” (Bagger Vance)
Nella clip, estratta dal film: “La leggenda di Bagger Vance”, il misterioso caddy apparso dal nulla, in realtà un mentore, propone di accompagnare il protagonista verso un obiettivo fondamentale: obiettivo che passa attraverso la partecipazione ad un grande torneo internazionale ma che in realtà ha una finalità più grande, quella di fare ritrovare se stesso al suo giocatore, fargli ritrovare la sua abilità di grande player e, in primis, recuperare il proprio swing.
“Fissi con attenzione Bobby Jones. Quello che fa adesso è un capolavoro. Guardi come prova lo swing. Sembra quasi che stia cercando qualcosa. Poi lo trova. Fa in modo di mettersi in contatto con se stesso. Trova la concentrazione. E ha tanti colpi fra cui scegliere: un duf, un top, uno scal… Ma c’è soltanto un colpo che è in perfetta armonia con il campo. Un colpo che è il suo. Un colpo autentico. E lui sceglierà proprio quel colpo. C’è un colpo perfetto che cerca di raggiungere ciascuno di noi, non dobbiamo fare altro che toglierci dalla sua traiettoria, lasciare che lui scelga noi… guardalo… è nel campo. Vedi quella bandiera? È un bel drago da sconfiggere. Ma se lo guardi con occhi gentili, vedrai il punto in cui le maree e le stagioni e il roteare della Terra tutto si incontra. E tutto ciò che è, diventa uno. Tu devi cercare quel posto con il tuo cuore. Cercalo con le mani, non pensarci troppo, sentilo. Le tue mani sono più sagge di quanto sarà mai la tua testa. Ma non ti ci posso portare io. Spero solo di poterti aiutare a trovare la via. Ci sei solo tu, quella palla, quella bandiera e tutto ciò che sei. Cercalo con le mani. Lo stai guardando Junuh. Non pensarci troppo. Sentilo. Sei solo tu. Quella palla è il rifugio del tuo autentico swing. Quella bandiera e tutto ciò che sei.” (Bagger Vance)
Trovare il proprio swing significa scoprire ed utilizzare la “propria voce”, la propria passione.
Un processo di scoperta della nostra vera natura che ci consente di sviluppare potenziali, capacità ed intelligenze innate fino ad allora inespresse.
Significa diventare consapevoli della propria mission e ispirare gli altri a trovare la loro.
Questo è ciò che fa un Coach: lavorare sulle potenzialità inespresse, portare l’allievo a scoprire le proprie risorse, le proprie specifiche peculiarità, il proprio talento.
“Vede: il trucco sta nel trovare il proprio swing! Lei lo ho perso. Bisogna andare a cercarlo.” Bagger Vance
Maestro De Ascentiis, che cos’è lo swing?
“E’ un gesto atletico, preceduto dal pre-swing: allineamento, impugnatura e posizione. Il ripetere e riprodurre questa sequenza di azioni deve diventare un’attività di routine quotidiana. Allineamento, impugnatura, posizione, routine sono i 4 fondamentali dello swing.
Io ‘faccio lo swing’, cioè un movimento che non è fatto per colpire la pallina ma per mandarla al bersaglio. Si sposta il focus dalla pallina al bersaglio. Lo sport del Golf (non il gioco) è uno sport al bersaglio, come il tiro con l’arco.
Se io mi concentro sul bersaglio e non sulla pallina, il mio swing e le corrette azioni di press-swing consentiranno che la testa del bastone, disegnando un’ellisse attorno al corpo, alla massima velocità, incontri la pallina e la mandi lontano, verso il bersaglio identificato.
Impugno quindi il bastone, faccio 2 o 3 swing per sentire dentro di me l’elasticità, la fluidità del gesto, guardo il bersaglio e vado.
Tutti i grandi Coach, infatti, dicono: Here we go! (lascia che accada!).
Non voglio dilungarmi oltre su come eseguire un perfetto swing, la tecnica del gesto è materia che si apprende durante le lezioni da me impartite. Diventa invece fondamentale comprendere il concetto che lo swing è il mezzo per cui la pallina va al bersaglio. L’imparare il ‘gesto’ è un’altra cosa… come da sempre affermo, il Golf non si impara, si gioca in campo!”.
Cosa significa trovare il proprio swing nella vita?
“Da piccoli ci danno dei pre-swing, ci danno nozioni ed istruzioni, ci dicono cosa è giusto o non giusto fare. Crescendo dobbiamo sempre cercare di ‘guardare in avanti’, di non farci distogliere l’attenzione dagli obiettivi prescelti. E’ come guidare una macchina: nessuna distrazione e guardare sempre davanti a noi. Il primo colpo che si gioca nel Golf si chiama ‘drive’ ovvero ‘guida’. A volte, noi perdiamo la bussola. Esiste un caos con cui è necessario fare i conti. Nonostante gli ostacoli, non dobbiamo mollare mai. Dobbiamo guardare avanti, sempre prefiggerci un obiettivo, non smarrire la direzione. Per superare le onde serve il timone, che va tenuto ben saldo tra le mani, serve aver ben chiara la via da percorrere e individuare il porto d’attracco”.
Alcune testimonianze degli educatori.
“Durante il filmato introduttivo, un giovane golfista osserva il campo alla ricerca del “tiro giusto”, l’unico tiro esatto per quella buca. Diverse sono le alternative, così come possono esserlo nella vita, ma uno solo è il tiro giusto. È proprio la realtà (il campo) che ti indica il colpo esatto che si sprigiona attraverso lo swing.
“C’è soltanto un colpo che è in perfetta armonia con il campo […] Un colpo autentico”.
Dunque noi non dobbiamo far altro che lasciarci “colpire” da quel colpo e, di conseguenza, sceglierlo in mezzo alle tante alternative che esistono.
Paolo è riuscito a cogliere questo trampolino di lancio per parlare di sé; ciò che lo ha caratterizzato è stata la sua “nudità” nel parlare, senza nascondere le difficoltà ed i momenti più salienti che lo hanno portato a chiedersi che cosa veramente conta nella vita.
“Come si può portare pazienza di fronte ad una causa apparentemente persa?”. Paolo ha spiegato che è l’esempio che lui stesso dà, il continuare a provarci, che conduce a risultati. Non sono quindi le mille parole che certamente serviranno, ma che passano in secondo piano perché è il continuare a provarci insieme ai ragazzi che conduce a progressi. Camminando insieme si può venire fuori dalle situazioni più complesse; appoggiandoci al sostegno di qualcuno possiamo guardare il problema da una prospettiva diversa e trovare così una via che porta alla soluzione.”
Michael
“Paolo ha sollecitato in me molteplici domande. La cosa che più mi ha colpita ieri sera, da educatrice, è stata la sua emozione nel raccontare di sé hai ragazzi. Mi ha mostrato ancora una volta che bene prezioso abbiamo tra le mani.”
Sara
“Come mio commento posso dire che è stato un incontro efficace per i ragazzi poiché gli è stato dato, attraverso una concreta testimonianza, un messaggio in controtendenza rispetto a quello che sentono sempre: Anche il raggiungere il massimo del successo nel tuo campo/lavoro (cosa per altro assai rara) non può rispondere alle domande fondamentali che hai dentro e che Paolo ha messo perfettamente a nudo con grande umiltà davanti ai ragazzi.”
Filippo
“A me personalmente ha colpito molto l’umiltà con cui ha parlato della sua vita e del desiderio che ha nel cuore. Credo non sia per niente scontato riuscire a mettersi così a nudo di fronte a sconosciuti, per di più ragazzi. Mi ha ricordato, inoltre, che tante volte non c’è bisogno di strafare o di chissà quali discorsi ma semplicemente di vivere, di “essere attenti ai suggerimenti del campo” e di dare un esempio concreto tramite i fatti e la propria esperienza.”
Alessia
“Diciamo che la serata di ieri sera non aveva un “titolo” particolare, ma se dovessi dargliene uno direi “Dal campo al cuore: il golf come metafora della vita”.
Emanuele