Alleno tutti come se fossero degli atleti

Prendo in prestito questo” incipit” dall’amico Riccardo Penna, per ribadire quella che è la “mia” personale interpretazione di coach, di allenatore, di educatore di maestro di sport. Dovrei citare tantissimi nomi, di illustri ed eminenti Dottori, Psicologi, Mental Coach, Preparatori, che hanno e continuano a parlare dell’argomento, scrivendo articoli, libri, tenendo conferenze, lavorando costantemente sul tema.Chiedo scusa a tutti se non verranno nominati. Lo spazio è chiaramente poco, ma nutro verso tutti loro una profonda stima.

Il Dr. Sheehan ha detto: “Ognuno è un atleta. L’unica differenza è che alcuni di noi sono allenati e alcuni non lo sono “. Gli atleti che hanno gareggiato alle Olimpiadi non hanno ottenuto quei risultati per caso. Sono arrivati ​​lì con estrema dedizione e allenamento intenso. Con questo in mente la definizione di un atleta è unicamente dipendente solo da quanto lavoro è stato fatto, non dall’effettivo risultato raggiunto. Insomma, “atleta” non definisce la natura ma la quantità di allenamento.
L’origine della parola atleta deriva dalla parola latina Athleta ed è chiaramente legata ai giochi in cui gli atleti competevano per un premio (athlein). Quindi, inizialmente, se non eri in lizza per il premio non eri un atleta. La definizione si è evoluta e, anche se abbiamo molti più atleti nella società di oggi, non è sempre il premio che li definisce; ci sono, infatti, molti altri motivi per partecipare nello sport.

La definizione originale è probabilmente paragonabile a quello che oggi noi chiamiamo un “atleta d’elite” .

Essere un atleta significa che c’è un obiettivo, un desiderio di migliorare e la volontà di impegnarsi. Un atleta è qualcuno che affronta con serietà il suo sport. C’è un obiettivo finale che lo coinvolge a fare qualcosa di cui questa persona può essere orgogliosa. Questo potrebbe significare stabilire un record personale, anche se può essere molto lontano dal record del mondo. Potrebbe anche significare completare una certa distanza senza velleità di tempo. (…).O aggiungo io fare pochi colpi ,senza velleità del risultato.
La definizione di un atleta dipende dal contesto e sembra essere negli occhi di chi guarda.

Il leggendario allenatore dell’Università dell’Oregon, e co-fondatore Nike, Bill Bowerman ha detto: “Se si dispone di un corpo, sei un atleta”

Anche per me” ognuno è un atleta”. Infatti da sempre vedo in ogni persona che si avvicina allo sport, nel mio caso il golf, un atleta. Qualsiasi età o obbiettivo abbia.

Io personalmente ripeto la frase”( Giocatore/ Sarto)” da ormai più di 35 anni di insegnamento, visto che ne ho 60 ed ho iniziato a giocare a golf all’età di 7 anni.Ho scritto articoli su questo.Questo è del 2005.

UN COACH DEVE ESSERE UN SARTO ED ADATTARE SU OGNI PERSONA IL GESTO ( SWING) PER LUI PIU’ CONSONO PER MILLE MOTIVI E QUINDI PIU’ SEMPLICE E RIPETITIVO.

Quindi che sia un giovane di 6 anni o un ” Age’ ( senza età.. ),io mi approccio a lui cercando quella che può essere una forma di atletismo nella sua persona e la sua unicità. INFATTI CONSIDERO TUTTI ATLETI.

Che sia la facilità a fare un gesto tecnico.

Che abbia un atteggiamento mentale consono rispetto allo sport del golf.

Che abbia una normale condizione fisica.( E questo credetemi, è l’ultimo dei miei problemi come coach)

Quindi cerco di sfruttare in lui,quella che è la sua parte più “atletica”

Elena Casiraghi, dice davanti alla riflessione di Asker Jeukendrup.

“Non mi ero mai posta questa domanda, ma davanti alla riflessione di Asker Jeukendrup, non ho potuto che lasciarmi coinvolgere e leggere incuriosita il suo pensiero.

Sentirsi un atleta ed essere un atleta sono due aspetti differenti ma, dopo tutto, mi domando se abbia davvero senso impegnarsi a dare una definizione di “atleta”.

Penso che, dopo tutto, chiunque possa essere un atleta.

Credo che alla fine, un atleta è chiunque agisce -sportivamente parlando- mosso da una passione, da un desiderio di raggiungere un traguardo, pubblico o personale, e per il quale lavora meticolosamente -che non vuol dire maniacalmente- curando l’allenamento, l’alimentazione ed il recupero. Senza lasciare nulla al caso.”

Mi ritrovo perfettamente in tali riflessioni. Aggiungo di più, il Golf come sport, è praticato prevalentemente, per quanto riguarda la parte dilettantistica da persone non più giovani. E proprio su queste io cerco di fare leva, perche scatti in loro il desiderio di ” confrontarsi” con se stessi, che non venga preso solo come un gioco, ma anche come un motivo di crescita personale a qualsiasi livello. Spesso mi sento criticare, perchè pretendo troppo dai miei allievi. In realtà è solo la voglia di vedergli fare quel “passo” così vicino che a volte non lo si vede.

Insomma, io non cambierò mai atteggiamento, e qualsiasi persona avrò davanti, darò tutto me stesso, perchè possa ottenere, anche un piccolo miglioramento, ma con la voglia e l’impegno di farlo. E non, perchè si ha preso una mezz’ora di lezione, ma, perchè ci si è allenati ( magari anche poco per mille motivi) ma con l’intento di ricevere una gratificazione personale.

Andare dal dottore( Maestro) e poi non fare la cura (allenamento) non pare.. serva a molto. La bravura del Dottore sta nel ascoltare i sintomi, fare una diagnosi, e dare la cura in funzione del paziente. Come il sarto, che cuce su misura il vestito al cliente( fa un sacco di prove, durante la creazione). Questo farò per sempre, grato di tutte le soddisfazioni che ho, e ricevo tutti i giorni.

Credete, si può fare.

Coach,

Paolo De Ascentiis

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